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Le devo molto

Alla fotografia, intendo.
Le devo molto, moltissimo.
La riflessione prendeva forma mentre, domenica, guidavo verso Milano. Un po’ come fa una torta nel forno. Cresceva.
Giorni fa ne parlavo, non mi ricordo con chi, se mia mia madre, o Irene, o chi altro… Che ho sempre avuto amicizie tendenzialmente più grandi di me, fin da quando andavo all’oratorio. Mi piaceva stare in gruppetti piccoli di ragazzi e ragazze più grandi, di qualche anno. Non so perché.
Anche in tempi recenti mi sono sempre trovato bene con persone che, anagraficamente, avrebbero potuto essere mio padre, o mio nonno, o mio zio… Quelle amicizie con persone di una certa e rara saggezza, mista a un’ironia tagliente e una quantità di esperienze di vita da poterci riempire non un libro, ma un’antologia. Uno su tutti? Mi viene in mente Dieter. Stare con persone come Dieter è come viaggiare, è come leggere un pezzo sulla geopolitica, sul’economia, sul senso di giustizia, ma anche sentire delle barzellette o delle battute di un umorismo raro.
Da persone così ho da imparare come impari da un albero che c’era prima che tu venissi al mondo.
Però mentre guidavo verso Milano riflettevo che ultimamente è bello anche chiacchierare con qualcuno che ha la metà dei miei anni, con qualcuno che, al netto della vivacità intellettuale, sa portare negli occhi quelle scintille di entusiasmo e di apertura verso un mondo che in fondo non lo/la sta trattando proprio coi guanti. Fortunatamente i giovani sanno ancora esprimere questa voglia di mordere il mondo, e di trasmetterla questa voglia.

Giulia

 

Negli occhi di Giulia ci ho visto questo, sabato mattina, e fotografare tutto questo mi ha fatto bene.

La fotografia, dicevo, mi ha dato tanto. Mi ha fatto incontrare tante persone belle.
Anche in quest’anno che sta quasi per diventare un numero diverso.
Sono una persone fortunata

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